la nuova crisi dei videogiochi

Il mercato dei videogiochi in crisi come nel 1983? Forse, secondo Bittanti

Capita spesso che girando per la rete ci si imbatta in considerazioni che fanno molto riflettere. È questo il caso di un articolo, trovato stamattina, in cui Matteo Bittanti ci parla di un fenomeno che ormai sentiamo sempre più spesso nominare, la nuova crisi dei videogiochi.

Nel suo articolo vengono analizzate molte statistiche, che ci riportano ad un lento declino del settore videoludico, partendo da una mera analisi di mercato, passando per la lenta e sempre più agonizzante crisi delle console portatili a favore dei nuovi smartphone tuttofare, ed ancora esaminando la crisi delle software house legata ad una “crisi innovativa” per un mercato che ha sempre meno idee.

Chi scrive, ritiene che tutti questi fattori siano legati tra loro proprio da quest’ultima causa. Ritengo infatti che ormai qualunque videogioco in commercio, da oltre tre anni a questa parte, quantomeno venga “ispirato” da idee che altri hanno già precedentemente avuto. Ci sono i vari CoD e simili, FIFA e compagnia bella, Assassin’s Creed, God of War, Gears of War e Halo. Tutto il resto, sono cloni dei giochi sopraccitati, ed è normale che la gente ci si stufi subito, tanto è vero che sugli scaffali fanno capolino sempre più remake, hd collection, e DLC. L’unico gioco diverso, che io ricordi, negli ultimi anni è stato Heavy Rain, e in quel caso anche il mercato ha risposto bene.

Dunque, perché non fare uscire meno giochi in un anno, per potersi concentrare meglio su idee nuove che potrebbero davvero fare la differenza oggi? Non è forse vero che l’adorazione del dio denaro e la ricerca spasmodica di progetti che possano rimpinguare i portafogli di produttori e sviluppatori abbia portato spesso a risultati mediocri o sotto le aspettative, anche all’interno di serie gettonate (Dragon Age II, anyone? NdR Gianluca Verri)?